Secondo il Dipartimento di Salute e di Servizi alla Persona si definisce maltrattamento infantile “qualsiasi atto o omissione da parte di un genitore o di chi si prende cura di un bambino che provochi la morte, gravi danni fisici o emotivi, abuso o sfruttamento sessuale; oppure un atto o un’omissione che rappresenti un rischio imminente di gravi danni”. Il maltrattamento infantile racchiude le esperienze traumatiche, i maltrattamenti o le violenze familiari che si verificano in un periodo cruciale per lo sviluppo e che hanno un impatto profondo sullo sviluppo fisico, neurologico e cognitivo.
Gli effetti potenziali che possono generare tali comportamenti distorti possono essere individuati in comportamenti a rischio per la salute, quali quelli sessuali ad alto rischio, la rivittimizzazione, l’abuso di sostanze, idee o tentativi autoconservativi; oppure patologie mediche come la fibromialogia, i disturbi del comportamento alimentare, oppure condizioni psicologiche come ansia, depressione, disturbi post-traumatici da stress.
In Italia, secondo i dati della Quinta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, realizzata dalla Fondazione Cesvi, si riscontra una situazione di sofferenza generalizzata, che ha visto acuirsi la sua criticità in particolare durante gli anni della pandemia da Covid-19. Dai dati della polizia criminale, infatti, emerge che i maltrattamenti contro familiari e conviventi minorenni hanno registrato un +11% nel 2020. Nel primo anno di lockdown sono cresciuti in modo esponenziale anche i reati di pedopornografia e adescamento online (+77%).
Secondo le stime dell’Istat, infine, circa il 50% dei figli assiste alla violenza, mentre il 10% la subisce.
Per approfondire il tema, si rimanda al sito dedicato al link https://www.minori.gov.it/it/node/8093
