Negli scorsi giorni è stato presentata una nuova ricerca curata dall’ISTAT e dal CNEL sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia da Covid-19 nel mondo del lavoro.
Secondo l’indagine, le misure anti-Covid attuate nel 2020 dal Governo, considerando il prelievo e l’erogazione di trasferimenti pubblici, sono riuscite a mitigare in parte il crollo dei redditi, determinando una riduzione della disuguaglianza significativa, pari a 14 punti percentuali dell’Indice di Gini. Il rischio di povertà dei disoccupati è sceso quindi di circa il 6,9%, ovvero di 3,5 punti per quanto riguarda gli inattivi e di 2,6 punti percentuali per gli autonomi. Tuttavia, le misure attuate non hanno potuto evitare l’aumento delle diseguaglianze a causa della pandemia. Le categorie più colpite risultano essere state ancora una volta i giovani e le donne. Il divario nelle retribuzioni dei giovani avrebbe raggiunto il 50-60% di quella degli adulti, mentre la differenza retributiva per le donne oraria è al 10-12% in meno che su base annua raggiunge il 40%.
Inoltre, a causa della riduzione delle risorse economiche, migliaia di famiglie sono scese sotto la soglia della povertà assoluta, coinvolgendo 5 milioni e mezzo di persone.
Per ulteriori informazioni, si rimanda all’audizione dei rappresentanti del CNEL e dell’ISTAT alla Commissione Lavoro della Camera dei deputati, l’8 febbraio scorso, disponibile come video integrale al link https://www.camera.it/leg18/1132?shadow_primapagina=13617 e all’articolo su https://www.fanpage.it/politica/limpatto-della-pandemia-sulle-disuguaglianze-nel-mondo-del-lavoro-giovani-e-donne-i-piu-colpiti/