L’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa ha condotto il primo studio nazionale per fare una prima valutazione quantitativa sul fenomeno del “ritiro sociale volontario” dei minori e adolescenti. La locuzione indica la tendenza dei giovani e giovanissimi di smettere di uscire di casa, frequentare gli amici e i luoghi di socialità come la scuola, limitando quindi i contatti con l’esterno, per chiudersi volontariamente in casa e mantenere rapporti prevalentemente tramite Internet.
La ricerca ha coinvolto circa12mila studenti tra i 15 e il 19 anni. Si stima che in Italia il fenomeno interessi circa 44mila ragazzi/e, pari all’1,7% degli studenti totali, mentre circa il 2,6%, circa 67mila giovani sarebbe a rischio grave di diventarlo.
L’età più critica è quella tra i 15 e il 17 anni, fascia in cui i ragazzi/e rivelano di aver già sperimentato durante le scuole medie dei comportamenti di auto-reclusione. C’è una differenza tra generi: i maschi sono più propensi a giocare sul computer online (il cosiddetto “gaming online”), mentre le femmine sono più propense al sonno, alla lettura e a restare davanti allo schermo della televisione.
Tra le cause dell’isolamento, prevale il senso di inadeguatezza rispetto ai compagni, la frustrazione e l’autosvalutazione. I ragazzi che si autodefiniscono “ritirati” dichiarano che in un oltre caso su 4 i genitori avrebbero accettato la cosa senza porre domande: è il segno di una solitudine delle famiglie ma anche del tentativo di non drammatizzare il problema.
Per far fronte a questo fenomeno, è sempre più importante la stretta collaborazione tra famiglie, scuola e servizi socio-sanitari pubblici e privato sociale, per intercettare il fenomeno in uno stadio precoce e poter intervenire tempestivamente.
Per leggere tutto lo studio, si rimanda al sito del CNR al link https://www.gruppoabele.org/documenti/schede/report_ritiro_sociale_impaginato_light.pdf